Per grazia ricevuta

Per grazia ricevuta

(di Domenico D. De Falco)

Per grazia ricevuta : gli ex voto della Madonna di Montevergine nell’arte, nella fede e nella tradizione dei pellegrini / a cura della Comunità Benedettina di Montevergine. – Montevergine : Padri Benedettini, 2009. – 163 p. : ill. ; 24 cm ((Sul front.: Abbazia S. Maria di Montevergine.
[frame linking=”default” align=”left” type=”classic-brown”][/frame] Per i tipi delle Edizioni dei Padri Benedettini di Montevergine è stato pubblicato il catalogo della mostra Per grazia ricevuta. Gli ex voto della Madonna di Montevergine nell’arte, nella fede e nella tradizione dei pellegrini , inaugurata giovedì 20 aprile 2009 presso il Museo abbaziale del Santuario mariano di Montevergine. Il catalogo è stato curato dalla Comunità dei Padri Benedettini di Montevergine, in particolare da padre Riccardo Luca Guariglia e da Emanuele Mollica e Giuseppe Sica; presenta una veste editoriale veramente notevole, con le foto a tutta pagina degli oggetti e dei documenti esposti in mostra, anche queste di grande qualità.
Come bene hanno sottolineato nei loro esaurienti e godibili saggi introduttivi padre Riccardo Luca Guariglia e Emanuele Mollica, l’aspetto devozionale connota in maniera chiara ed inequivocabile la storia del Santuario di Montevergine, sin dalla sua fondazione ad opera di San Guglielmo da Vercelli, ovviamente legato a quello del pellegrinaggio. In particolare, Montevergine può vantare una sorta di primogenitura in fatto di pellegrinaggi, in quanto risulta da un documento dell’Archivio annesso alla Biblioteca, la pergamena n. 251 del dicembre 1139, che già sin da quella data (dunque ben prima del primo giubileo del 1300 proclamato da Bonifacio VIII) poteva probabilmente essere in uso la consuetudine del pellegrinaggio penitenziale a Montevergine, preesistente alla venuta di San Guglielmo e che si connotò di un significato teologicamente corretto grazie proprio ai primi santi e religiosi predicatori, discepoli del fondatore.
Tra i primi ex voto, come non citare la cosiddetta Madonna di San Guglielmo, quella tavola bizantina in cui la Madonna è ritratta in piedi mentre allatta il Bambino, che si conserva nel Museo abbaziale di Montevergine; il dipinto rientra nel novero delle famose “Madonne allattanti”, ed è opera, secondo padre Placido Mario Tropeano, di un tal Gualtiero da Aversa che la dipinse proprio per ringraziare San Guglielmo che lo aveva miracolato facendogli riacquistare l’articolazione del braccio da lui perduta durante la costruzione della città fortificata normanna. A tale riguardo la Legenda della vita di San Guglielmo (il prezioso codice che si conserva presso la Biblioteca Statale di Montevergine) è esaustiva in quanto narra questo e altri miracoli del santo fondatore di Montevergine con ogni dovizia di particolari.
Una parte ristretta -ma non per questo meno interessante e importante- della Seconda Sezione del catalogo è dedicata agli ex voto della tradizione popolare, quelli che, al di fuori dei contesti nobiliari con cui pure Montevergine ha sempre avuto grande familiarità nel corso dei secoli, appaiono i più schietti e i più genuini; si tratta di quei quadretti, a tecnica mista, alcuni oli su tela, altri tempera su carta, altri ancora dichiaratamente senza alcuna pretesa artistica, tutti d’altra parte chiarissimi nel rappresentare esplicitamente la scena dell’immancabile situazione di pericolo in cui si è trovato il protagonista e da cui è venuto fuori solo grazie all’intercessione della Madonna: meglio di qualsiasi relazione e racconto queste scenette raffigurate, che talvolta colpiscono per la loro semplicità, rappresentano un mirabile esempio di quella pietà popolare che rinsalda di continuo e dunque ancora adesso, ai nostri giorni, il legame indissolubile dei fedeli di una estesissima area geografica con la Madonna di Montevergine, attraverso la riproposizione pedissequa della cantilena riassunta nell’acronimo VFGA (votum fecit, gratiam accepit) che compare invariabilmente, a volte a mo’ di firma, in questi ex voto.
La parte finale di questa Seconda Sezione somiglia molto ad un catalogo di vendita di una Casa d’aste; non ce ne vogliano i curatori per il paragone al limite della blasfemia, ma è questa l’impressione che riceviamo scorrendo le bellissime foto degli ancor più splendidi oggetti donati alla Madonna di Montevergine per sciogliere voti fatti in situazione di disagio: corone in argento e rame dorato, collane in oro e pietre preziose, in oro, smalti e perline, in oro e corallo, orecchini in argento, oro e pietre, collier in oro, smalti e perline, croci pettorali in oro, argento e pietre preziose, ciondoli in oro e smalto, bracciali in oro e pietre, anelli; un campionario, peraltro non completo a causa di furti, di una bellezza sorprendente e che stordisce, cui le foto di qualità eccezionale rendono il giusto merito. Doveroso era (e bene hanno fatto i curatori del catalogo ad inserirlo a mo’ di apertura dei saggi) ripubblicare un sunto delle ricerche condotte dal mai dimenticato padre Placido Mario Tropeano, scomparso nell’agosto del 2008, già direttore della Biblioteca Statale di Montevergine, tratto da alcune delle innumerevoli pubblicazioni da lui dedicate alla storia di Montevergine. Anche la Biblioteca Statale di Montevergine è rappresentata, seppur indirettamente, all’interno del catalogo e della mostra, con alcuni dei suoi testi più importanti, e cioè le Croniche di Monte Vergine (1649), di Giovanni Giacomo Giordano, l’Iconologia della Madre di Dio Vergine (1654) di Marco de Masellis e Monte Vergine Sagro del 1663, di Amato Mastrullo; tutti i tre autori sono stati monaci di Montevergine e tra i più importanti e noti storici verginiani. Un’annotazione a parte merita infine il quadro di Giuseppe Castiglione che riproduce la Cappella della Madonna di Montevergine, ora del Crocifisso, che non a caso è stato scelto per illustrare la copertina del catalogo e per i manifesti che annunziano la mostra: certamente per la bellezza in sé dell’opera -che è notevole e che non ci si stanca mai di ammirare, anche se il quadro è abbastanza noto-, ma anche per il suo valore di testimonianza storica. Il quadro ritrae infatti la Cappella sul cui altare compare ancora l’icona della Madonna di Montevergine, dunque prima che, alla metà del 1900, fosse spostata sul trono della Chiesa Nuova, dove soppiantò immediatamente nell’adorazione dei fedeli la Madonna di San Guglielmo, che rimane tuttavia la prima immagine ufficiale della Madonna di Montevergine.